A cura di Claudia Rini* e Maria Rita Infurna*
Abstract
“Ciò che è fuori è dentro.”
S.H. Foulkes
La politica è parte integrante della vita di ognuno di noi, essa è quotidianità soggettiva, familiare e sociale. L’introduzione di un livello politico-ambientale del transpersonale (Di Maria; Lavanco, 1991) nasce infatti dall’esigenza di rendere conto di come la dimensione degli avvenimenti storico – politico – sociali influiscano specificatamente nell’organizzazione dell’identità psichica. Come tutto ciò che è transpersonale infatti, anche la politica è contemporaneamente interna ed esterna all’individuo ed attraversa, a vari livelli, la vita dei gruppi e delle organizzazioni (Di Maria , 2000).
Partendo da tali presupposti teorici, il seguente articolo si esplica con un contributo di ricerca attuata nel 2019, in prossimità delle elezioni europee, in cui è stato esplorato il Sé politico dei giovani siciliani, tenendo conto dunque non soltanto del contesto di riferimento nel quale questi giovani erano inseriti, ma anche della condizione socio-politica che stavano attraversando. Mettere in relazione quello che è accaduto due anni fa, con l’attuale condizione sociopolitica italiana, offre l’occasione per poter fare un pensiero generativo sui processi di cambiamento che inevitabilmente hanno coinvolto l’individuo nella sua pluralità e su quanto gli elementi “esterni” sono in realtà aspetti insiti nella soggettività di ognuno, visto nella sua complessità e gruppalità.
Parole chiave: psicologia, ricerca, identità, Sé politico, individuo, gruppo
* Nota: La dott.ssa Rini è responsabile dell’ideazione e stesura del presente lavoro, che rappresenta un estratto della Tesi di Specializzazione presso la Scuola Quadriennale in Psicoterapia di Gruppo ITER s.r.l., A.A. 2018/29.
La prof.ssa Infurna ha effettuato la supervisione scientifica e metodologica del presente lavoro, anche in qualità di relatore delle Tesi di Specializzazione presso la Scuola Quadriennale in Psicoterapia di Gruppo ITER s.r.l., A.A. 2018/19.
1- La ricerca sul campo
In un tempo fortemente caratterizzato da stravolgimenti sociopolitici (rivendicazioni di identità nazionali, crollo delle ideologie, crisi di partito, “fenomeni” migratori utilizzati per fini propagandistici), ci siamo chieste come i giovani che si apprestano a votare per la prima volta vivono questo momento. Nello specifico questo interesse è stato contestualizzato ponendo il focus su degli studenti palermitani che frequentano il quinto nonché ultimo anno di scolastico, proprio perché l’esame di “maturità” presuppone implicitamente la capacità di saper effettuare delle scelte per sè e per gli altri, avendo acquisito nel tempo un background formativo e culturale tale da poter fronteggiare al meglio il mondo universitario e/o del lavoro. È stato pertanto indagato come e se questi ragazzi sono davvero pronti ad effettuare delle scelte politiche, se sono davvero consapevoli di avere un proprio valore sociale utile alla co- costruzione e allo sviluppo della comunità; alla luce anche di un clima sociopolitico in cui più che un’apertura alla convivenza, si è assistito ad una chiusura a tutto ciò che rappresenta Altro da Sé, ci siamo anche chieste se i giovani aderiscono e/o si identificano in una politica che limita e riduce l’Accoglienza. In tal senso, dunque, è stato esplorato non solo l’interesse per la politica, ma anche quale partito rappresenta di più i giovani studenti, cercando altresì di indagare l’entità delle inclinazioni ideologiche che sottendono la scelta di un partito piuttosto che un altro. In prossimità delle elezioni europee tenutesi il 26 Maggio 2019, è stato somministrato un questionario in cinque scuole diverse: tre licei (classico, scientifico, e delle scienze umane), un istituto tecnico ed un istituto professionale, ottenendo così un campione costituito da 164 studenti.
Dopo una prima parte dedicata alla raccolta dei dati anagrafici e della situazione lavorativa dei genitori, il protocollo di ricerca era costituito da 2 strumenti volti a indagare le disposizioni ideologiche:
Inoltre, agli studenti è stato chiesto di esprimere il loro grado di accordo o disaccordo in una scala Likert a 4 punti (da 1 per niente, a 4 molto) rispetto a 6 proverbi della cultura siciliana. I proverbi tipici della cultura siciliana sono ampiamente utilizzati nella ricerca clinica gruppoanalitica (Giordano, 1999) al fine di indagare i temi antropo-culturali tipici del transpersonale e il pensiero riflettente frutto dell’identificazione con le matrici culturali (Napolitani, 1987). Così, coerentemente con gli obiettivi del seguente studio, sono stati scelti sei noti proverbi, ognuno dei quali esprime aspetti legati alla resistenza/propensione al cambiamento e alla diversità:
Nella parte finale del questionario viene inoltre indagato l’interesse per la politica e la preferenza rispetto al “partito politico” che più rappresenta la persona, nonché la presenza e il periodo di svolgimento (prima e/o durante il percorso scolastico) di esperienze di volontariato e di associazionismo;
2. Risultati della ricerca
Il seguente grafico (Figura 1) indica come gli studenti di genere femminile e maschile sono diversamente distribuiti nelle varie scuole.
Dall’analisi dei dati, un aspetto è chiaro e rappresentativo: quasi alla vigilia delle elezioni europee (26 Maggio 2019), la maggior parte degli studenti palermitani “non sa a chi votare”, mostrando in tal senso anche un basso interesse nei confronti della politica. (figura 2).
Le persone che si dichiarano in qualche modo non interessate alla politica, in effetti non sanno chi votare, rispondendo per tanto prevalentemente “Non so” alla scelta del partito politico (75%). Per coloro che invece sembrano interessati alla politica, la scelta del partito politico sembra più chiara, in quanto solo 29% ha risposto non so, mentre la restante percentuale è distribuita in tutti i partiti, con una specifica predominanza del Movimento 5 stelle (19%), del Partito Democratico (19%), e di Liberi e Uguali (12%). Ricoprono invece percentuali minori i partiti che possono considerarsi storicamente, ma anche nell’immaginario collettivo, di destra, quali Lega Nord (5%), Forza Italia (5%) e Fratelli d’Italia (3%). Questo dato si potrebbe considerare come una forma di disorientamento oppure come una percezione della politica intesa come un elemento “estrinseco”, ovvero che non riguardi se stessi ma gli “Altri”, come se fosse vissuta come “altro da Sé”. Questo dato però ci dice molto su come viene vissuta e attraversata la politica dai ragazzi, in cui la “passività” e il disinteresse possono essere considerati “campanelli di allarme” rispetto ad un disinvestimento emotivo che può aprire all’adesione acritica verso forme di “autoritarismo” di leader carismatici; infatti sembra davvero emergere da parte dei giovani studenti, una tendenza ad aderire e assoggettarsi “acriticamente” ai valori e alle scelte che i leader “autoritari” impongono, così come dimostrato complessivamente dagli alti punteggi di RWA (autoritarismo di destra) rispetto a quelli SDO (orientamento di dominanza sociale), due costrutti che in generale fanno riferimento alla personalità antidemocratica, importanti per capire l’entità delle inclinazioni ideologiche che sottendono la scelta di un partito piuttosto che un altro. Nello specifico, l’autoritarismo di destra (RWA) si riferisce al bisogno di alcuni individui di assoggettarsi e sottomettersi all’autorità, accettando acriticamente gli atteggiamenti e i valori che essa impone (Altemeyer 1981; 1998) ed esprimendo quello che Roccato e Ricolfi (2005) definiscono come “l’autoritarismo dei seguaci”; proprio quest’ultimi ritengono altresì che l’orientamento alla dominanza sociale esprima invece l’“autoritarismo dei leader”, la tendenza cioè ad assoggettare le persone alla propria autorità antidemocratica.
Le variabili RWA (autoritarismo di destra) ed SDO (orientamento di dominanza sociale) sono state analizzate rispetto alle differenze di genere tramite il test t di Student per campioni indipendenti. Il criterio di significatività statistica selezionato è di p<0.05. L’autoritarismo di destra (RWA), come si può vedere dalla Tabella 1, nel gruppo femminile è più alto (M=46,89) rispetto a quello maschile (M=38,84), ma questa differenza non è comunque significativa. Rispetto all’orientamento di dominanza sociale (SDO) tra maschi e femmine vi è invece una differenza significativa, ovvero i maschi, più delle donne, hanno la tendenza ad assoggettare le persone alla propria autorità antidemocratica. Ciò sembra infatti essere in linea con il bisogno dunque delle femmine, di assoggettarsi e sottomettersi all’autorità, così come “giustificato” per l’appunto, dal valore più alto che riportano nell’ RWA.
Gli alti valori riportati nell’RWA (autoritarismo di destra) sono in sintonia con una indicativa resistenza alla diversità, così come suggerita in parte dall’esplorazione dei proverbi utilizzati per l’appunto per indagare la resistenza/propensione al cambiamento e alla diversità, in quanto sotto un profilo antropologico – culturale, sono espressione del transpersonale nonché frutto dell’identificazione con le matrici culturali (Napolitani, 1987).
Le risposte date al proverbio numero quattro (figura 3) sono indicative invece, di una possibile resistenza alla diversità, considerata in termini di Alterità: in tal senso si sente probabilmente l’esigenza e/o il bisogno di circondarsi di persone simili e affini al proprio essere.
È pur vero però, che proprio dall’analisi dei proverbi sembra anche che tra gli studenti possa esserci comunque una possibile propensione, e quindi non resistenza,al cambiamento.
Le risposte “abbastanza e molto” date ai proverbi cinque e sei (figure 4 e 5 ), utilizzati per indicare l’eventuale propensione al cambiamento, evidenziano come questi studenti infatti siano inclini al cambiamento, percepito come un’opportunità per sé e per gli altri; la maggior parte degli studenti che si sono dichiarati interessati alla politica, ha fornito anche una chiara espressione di un partito politico con cui si identifica, questo a dimostrazione di come il coinvolgimento politico può determinare anche la possibilità di essere attori co-protagonisti della e nella polis. Volendo esplorare meglio l’interesse per la politica tra gli studenti, ci è sembrato importante mettere questa variabile in relazione con la scuola frequentata.
Come si può notare (figura 6), in termini di frequenza, ad eccezione del liceo classico (22) e scientifico (15), in cui la maggior parte degli studenti sono “abbastanza” interessati alla politica, nelle restanti scuole l’interesse per la politica è comunque “poco”: liceo delle scienze umane (21), istituto tecnico (15), istituto professionale (8). Questo dato potrebbe comunque far riflettere su come i diversi contesti scolastici possano in realtà essere da stimolo per le generazioni future, rispetto soprattutto alla possibilità di esser garanti di una consapevolezza politica che ad oggi sembra mancare, specialmente alla luce della chiara non espressione del partito politico che è vigente in quasi tutte le realtà scolastiche prese in esame (88 “Non so”).
Anche rispetto alla scelta del partito politico che più rappresenta la persona, e la relativa scuola frequentata, le maggior parte delle risposte, quasi indistintamente dal contesto scolastico, sembrano confluire nel “non so” così come è rappresentato nella Figura 7. I partiti politici che si distinguono particolarmente, anche se in piccolo, sono solo il M5S, che è comunque presente in tutte le scuole, e il PD, presente prevalentemente al liceo classico e scientifico. Questo dato effettivamente sembrerebbe “confutare” l’ipotesi sullo scenario studentesco rispetto a una possibile predominanza dei partiti che utilizzano la logica più “estremista”, dell’esclusione, come quello della Lega Nord; partito che all’interno di questo campione trova invece espressione soltanto in 7 studenti su 164.
Un altro dato interessante è da ricondurre alla messa in relazione tra l’interesse per la politica e l’aver svolto o il far parte di attività di volontariato e di associazioni, sia durante il percorso scolastico che non. Rispetto a ciò sembra emergere un marcato disinteresse per la politica in relazione anche al fatto che la maggior parte del campione preso in esame, non ha mai partecipato ad attività di volontariato ed associazioni, nemmeno durante il periodo scolastico (vedi figura 8 e figura 9). Inoltre, in termini di frequenza, solo 53 studenti su 164 hanno partecipato ad attività di associazioni durante il periodo scolastico (figura 9), ma anche in questo caso il grado di interesse prevalente è sempre “poco” (26).
In tal senso si potrebbe però pensare che le istituzioni scolastiche, nel proporre anche attività dal fine aggregativo tramite associazionismo e/o volontariato, potrebbero avere un ruolo importante rispetto al grado di interesse verso la politica, soprattutto se questa viene resa “parlabile” all’interno del contesto in un’ottica in cui, la stessa “esplorazione” politica, diventi un qualcosa che non riguardi in sé la formazione dello studente, ma lo sviluppo della comunità in senso lato.
Rispetto all’idea di progettualità nell’ambito formativo, si è indagato il titolo di studio più alto che si intende conseguire, sia in relazione all’interesse per la politica, che con il partito politico con cui ci si identifica di più. La scelta di mettere in relazione queste variabili nasce per l’appunto dal voler esplorare, in modo più circoscritto, la possibile propensione verso il mondo politico, inteso questo nella sua accezione gruppoanalitica in cui mondo sociale e mondo interno si intersecano, e i giovani di oggi possono sentirsi di essere agenti di cambiamento sia per sé stessi che per la comunità in cui vivono. La figura 10 e la figura 11 mostrano in particolar modo come, tra gli studenti che vogliono fermarsi al titolo di studio del diploma, nessuno ha un alto interesse per la politica, mentre quelli che pensano di conseguire la laurea e altri titoli, sono anche quelli che hanno l’interesse per la politica maggiore. Seppur con numeri bassi, i partiti politici che sembrano più predominanti, messi in relazione anche con la proiezione che gli studenti fanno sulla possibilità di accrescere le proprie competenze in ambito formativo, sono il M5S (14 studenti inclini a conseguire la laurea di II livello) e il PD (10 studenti intenti al conseguimento di un dottorato di ricerca o di una Scuola di Specializzazione).
L’indagine sviluppata nel contesto siciliano con dei giovani studenti frequentanti l’ultimo anno scolastico ha portato a riflettere ancor di più sull’importanza che può avere un lavoro psicologico, e specificatamente gruppoanalitico, nella scuola, in cui la formazione non è intesa meramente nella sua funzione didattica ed educativa, bensì diventa un elemento intrinsecamente pregnante per la costituzione del Sé.
3. Due anni dopo…. riflessioni conclusive
Dalla stesura di questa ricerca sono passati ben due anni, anni particolarmente intensi sotto un profilo politico-sociale, in quanto siamo stati tutti assoggettati da una pandemia dettata dal Coronavirus, che ha cambiato irreversibilmente le sorti non solo del nostro Paese, ma anche del nostro Essere. Protagonisti della ricerca sono stati i giovani, veri garanti di futuro e di possibile cambiamento: proprio dall’analisi dei proverbi è sembrato che tra gli studenti potesse esserci infatti una possibile propensione, e quindi non resistenza,al cambiamento; un dato questo, che fa ben sperare sulla capacità dei giovani di poter essere al contempo agenti di progettualità, e non soltanto in termini individualistici, ma anche gruppali, per il “bene comune”, diventando in tal senso soggetti attivi nel contesto sociopolitico. Ma che emozioni e che tipo coinvolgimento politico hanno attraversato i giovani in questi due anni, in cui è cambiato anche il vertice del nostro governo, passando dalla leadership “comunicativa” di Conte al “tecnicismo” di Draghi? Solitudine, emarginazione, paura sono state l’oggetto delle emozioni circolanti nel mondo giovanile durante la pandemia da coronavirus. Durante il lockdown, molti ragazzi sembrano aver sperimentato un senso di solitudine a causa della chiusura delle scuole e in generale dell’impossibilità di uscire di casa: molti si sono ritrovati anche a dover fare i conti con un profondo senso di angoscia costante e di incertezza per il futuro. La paura del contagio ha portato inoltre a ridurre drasticamente i rapporti sociali vis a vis, massimizzando di contro quelli digitali. E così come spesso accade in psicoterapia, dalla crisi (dal greco: krisis scelta ), all’opportunità: quale può essere il rovescio della medaglia del senso di smarrimento dettato da condizioni esterne ma anche intrinsecamente interne così come la gruppoanalisi ci insegna? Un cambiamento/adattamento interno capace di essere esternalizzato tramite la “spinta all’azione”. È innegabile che i ragazzi di oggi sono “nativi digitali” e prendere atto di questo significa anche ripensare al modo di fare politica, essendo quest’ultima parte integrante del Sè: dalle piazze della propria città, alle piazze sempre più virtuali, questo ci ha insegnato la pandemia per poter tenere vivo il desiderio intrinsecamente umano di socialità. Come scrisse il filosofo greco Aristotele (IV secolo A.C.) nella sua “Politica” l’uomo è un animale sociale in quanto tende ad aggregarsi con altri individui e a costituirsi in società. Ed è proprio da qui che nascono le piattaforme digitali (chat, forum, challenge..), per essere sempre connessi ed inter/intraconnessi, non è forse questo anche uno dei principi dell’agire politico? Gruppi, scambi, interazioni di idee, forieri di una possibile nuova koinonia, comunità in grado di contenere interessi diversi, spazi e relazioni, che ci permettono di far maturare la possibilità di andare oltre i confini, oltre i conflitti (Colamonico, 2017). La politica tramite le relazioni generative e trasformative che partono proprio dai giovani può così riacquisire il suo senso originario di azione finalizzata al bene della collettività; in tal senso anche la progettualità politica potrà tornare ad avere un ruolo centrale nella loro vita sociale. Supportare questa “nuova” modalità di scambio digitale in modo sano e costruttivo, diventa così un compito al quale noi psicologi non possiamo esimerci: il lavoro psicologico gruppale nel contesto formativo in cui è insito lo sviluppo del Sé, come quello scolastico, così come il lavoro psicoterapico, possono così consentire di ripensare la natura dello spazio politico e comunitario, da cui parte e riparte anche il benessere del Sé.
BIBLIOGRAFIA
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Roccato M., Ricolfi L. (2005), On the correlation between right-wing authoritarianism and social dominance orientation, in Basic & Applied Social Psychology, 27,187-200.
Sidanius J., Pratto F. (1999), Social dominance, New York, Cambridge University Press
Le autrici
Claudia Rini: Psicologa clinica e psicoterapeuta gruppoanalista. Psicodiagnosta in ambito clinico e giudiziario civile e penale. Collabora da anni con associazioni impegnate in progetti di promozione sociale nel territorio palermitano.
Maria Rita Infurna: Psicologa clinica e Psicoterapeuta gruppoanalista, Dottorato di ricerca in Scienze Psicologiche e Sociali conseguito presso l’Università di Palermo e l’Università di Heidelberg (Germania); docente presso la ITER e l’Università degli Studi di Palermo.